Presentazione Libro "L'Albero delle Emozioni" - Servizio OPP TALK

Presentazione del testo “L'Albero delle Emozioni. Metodo del Disegno Psicoemotivo per l'Analisi e la Consapevolezza” (2016). Lunedì 20 marzo 2017 dalle 17:00 alle 18.00 (online).
Dr. Antonio Cisternino - conduce Dr.ssa Marzia Cikada

CORSO DI FORMAZIONE MDPAC: http://mdpac.blogspot.it/2016/11/corso-di-formazione-mdpac-rivolto.html

Nella pratica clinica con adolescenti e adulti, il disegno può diventare uno strumento per favorire il percorso verso l’autonomia, permettendo la risoluzione di eventuali blocchi. Il Metodo del Disegno Psicoemotivo per l’Analisi e la Consapevolezza (MDPAC), sviluppato dal dr. Cisternino, si presenta come un percorso psico-educativo volto al raggiungimento della consapevolezza circa le origini delle proprie emozioni. Si tratta di un percorso in quattro fasi che, attraverso aspetti cognitivi ed emotivi propri delle relazioni dell’infanzia, si pone l’obiettivo di consentire il processo di individuazione, attraverso l'analisi di questioni transgenerazionali che non sono state risolte dalle figure di attaccamento. Attraverso il metodo presentato, il paziente regredisce per progredire verso l'adultità.
Tratto da: Presentazione Libro "L'Albero delle Emozioni" - OPP Talk





SINTESI

La costruzione del Metodo del Disegno Psicoemotivo per l'Analisi e la Consapevolezza è strettamente connessa alla mia esperienza professionale, ma soprattutto a una dimensione più intima e personale, ovvero quella della paternità.

Ai tempi in cui mia moglie era incinta della mia prima figlia, si era iscritta a un corso di preparazione al parto e dei sei incontri previsti solo uno era aperto alla presenza dei futuri padri. Da questa situazione nacque lo spunto per organizzare un corso di preparazione al parto per i neo papà con l'intento di stimolare una riflessione a livello emotivo in relazione al loro doppio ruolo come genitori e come figli lungo il continuum temporale passato, presente e futuro. A tal proposito l'uso del disegno favoriva l'abbandono della posizione di adulto facendo scendere in campo aspetti cognitivi ed emotivi che risalgono alle relazioni che hanno caratterizzato la propria infanzia predisponendo un movimento empatico nei confronti del nascituro.

Successivamente a questa prima esperienza lo strumento è stato applicato a diverse tipologie di pazienti arrivando a formulare l'attuale protocollo che prevede quattro fasi: 1. Disegnare il proprio albero genealogico; 2. Lavorare con il disegno e la scrittura su una sequenza di 12 emozioni lungo il continuum temporale "passato-presente-futuro": il numero 12 ha un significato sia simbolico che antropologico; 3. Ridisegnare il proprio albero genealogico confrontandolo con quello precedente; 4. Procedere con il “taglio del cordone fotografico”. 

La cornice teorica si riferimento deriva dall'integrazione di vari approcci come quello sistemico relazionale, cognitivo, della psicologia regolativa di Luscher e psicodinamico: in questo ultimo caso Le teorie di riferimento che descrivono le fasi attraverso cui il bambino si rende autonomo dai caregivers (soprattutto la madre) sono quella di Winnicott (dipendenza assoluta vs autonomia), della Malher (fase autistica vs separazione/individuazione) e la teoria dell'attaccamento di Bolwby (Stili di attaccamento e Modelli Operativi Interni).

L'MDPAC è un percorso psico-educativo volto al raggiungimento della consapevolezza circa le origini delle proprie emozioni. In altre parole consente di integrare l'educazione all'amore (intesa come sentimenti positivi) con l'educazione all'odio (che si riferisce a sentimenti considerati come negativi), poiché mutuando "La leggenda cherokee dei due lupi"* ogni tanto avremo bisogno del lupo buono e talvolta del lupo cattivo così che emozioni che spesso consideriamo negative invece assumono un ruolo protettivo: la tristezza ci consente un esame di realtà più adeguato; la rabbia se espressa abbassa il livello del cortisolo e quindi lo stress; la paura è ciò che consente alla zebra di salvarsi dal leone e scappare; il disgusto ci salva dai veleni.

L'MDPAC è anche un percorso volto a far attuare alla persona il proprio processo di individuazione, attraverso l'analisi di questioni transgenerazionali che non sono state risolte dalle figure di attaccamento: il paziente regredisce per progredire verso l'adultità. In questo lavoro di integrazione la persona è considerata come un sistema complesso e viene stimolata attraverso la consapevolezza e l'analisi degli aspetti emotivi, cognitivi e corporei al raggiungimento della propria autonomia psicoemotiva dalle figure genitoriali. 

Il terapeuta garantendo un ambiente "PRE-DIS-PONENTE" assume il ruolo del Virgilio che accompagna il Dante personaggio a riappropriarsi del Dante autore e divenire guida di se stesso. La storia del paziente e quella del terapeuta si incontrano generando un nuovo percorso: in tal senso è possibile affermare che la somma di uno più uno è uguale a tre.

Nella parte finale del libro viene riportata un'esemplificazione clinica, ovvero il caso di William Salvo, un ragazzo di 21 anni che sta attraversando un periodo di stress intenso. “William Salvo" diventa con un gioco di parole "Will I am Salvo", Io sarò salvo…ma da chi e da cosa questo paziente dovrà salvarsi? Risuonano le prime parole del ragazzo: ‹‹Quando sono nato io mio padre avrebbe voluto chiamarmi Salvatore, come mio nonno, mentre a mia madre piaceva il nome William e quindi mi hanno dato entrambi i nomi dopo non poche discussioni››. Alla fine del nostro lavoro esclamerà: ‹‹Ci sono adesso quattro foto…una di me da piccolo, una dei miei genitori e due mie foto identiche da adulto…proprio come due sono i miei nomi…forse ora sono doppiamente adulto! Posso scegliere a quale distanza pormi dai due nomi e sapere che Io sono sempre Io!››.



Pubblicità dell'evento nella trasmissione di domenica 19 marzo 2017 su "Radio una voce" (21' 12"):

https://www.spreaker.com/user/dora/puntata-del-19-marzo-2017

http://mdpac.blogspot.it/2017/02/mdpac-in-radio.html



Il valore protettivo di emozioni che tradizionalmente sono considerate negative è spiegato bene dalla "leggenda dei due lupi" nella sua seconda versione, perché nella prima vince il lupo a cui gli si dà da mangiare.


Perché entrambi i lupi vanno nutriti?

Un giorno il capo di un villaggio Cherokee decise che era arrivato il momento di insegnare al suo nipote prediletto un’importante lezione di vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero ed iniziò a raccontargli della lotta che ha luogo nel cuore di ogni essere umano:
“Caro nipote, devi sapere che nella mente e nel cuore di ogni essere umano vi è un perpetuo scontro. Se non ne prendi consapevolezza, rischi di spaventarti e questo, prima o poi, ti porterà ad essere confuso, perso e vittima degli eventi. Sappi che questa battaglia alberga anche nel cuore di una persona saggia ed anziana come me.
Nel mio animo dimorano infatti due grandi lupi: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e amorevole; ama l’armonia e combatte solo per proteggere se stesso e il suo “branco”. Il lupo nero invece è scontroso, violento e rabbioso. Ogni piccolo contrattempo è un pretesto per un suo scatto d’ira. Egli litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Il suo pensiero è ottenebrato dall’odio, dall’avidità e dalla rabbia. Ma la sua è una rabbia inutile, perché non gli porta altro che guai. Devi sapere che ci sono giorni in cui è davvero difficile vivere con questi due lupi che lottano senza tregua per dominare la mia anima“.

Al che il piccolo Cherokee chiese ansiosamente al nonno: “Ma alla fine quale dei due lupi vincerà?“ Il capo indiano rispose con voce ferma per sovrastare il rumore degli alberi della foresta:
“Entrambi. Vedi nipote, se nutrissi solo il lupo bianco, quello nero mi attenderebbe affamato nell’oscurità e alla prima distrazione attaccherebbe a morte il lupo buono. Se al contrario gli presto la giusta attenzione, cerco di comprenderne la natura ed imparo a sfruttarne la forza e la potenza nel momento del bisogno, i due lupi potranno convivere pacificamente nel mio animo“.
Per convincere definitivamente il nipote, il capo indiano prese dalla sua sacca due pezzi di carne e li gettò a terra, una a sinistra e l’altro a destra, ed indicandoli disse: “Qui alla mia sinistra c’è il pezzo di carne per il lupo bianco e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se darò ad entrambi da mangiare, i due lupi non lotteranno tra loro per conquistare la mia mente e potrò scegliere io a quale lupo rivolgermi ogni volta che ne avrò bisogno.

Ricorda: La rabbia repressa, come il lupo affamato, è pericolosa.

Il ragazzo sembrò confuso: “Come è possibile che vincano entrambi, nonno?!“.
L’anziano Cherokee sorrise al nipote e continuò il suo racconto: “Il lupo nero ha molte qualità di cui tutti noi possiamo avere bisogno in determinate circostanze. Egli è temerario e determinato, astuto e capace di ideare strategie indispensabili per dominare in battaglia. I suoi sensi sono affinati e i suoi occhi, abituati alle tenebre, possono scrutare anche il minimo movimento e salvarci così da un’imboscata notturna. Insomma, se sapremo addomesticare il nostro lupo nero egli potrà dimostrarsi il nostro più valido alleato“.

Caro nipote, devi comprendere che non dobbiamo reprimere o affamare nessuna sfaccettatura del nostro carattere. Per controllare la rabbia e gli altri lati oscuri che si nascondono nei meandri della nostra mente, dobbiamo imparare a conoscerli, accettarli e sfruttarli nelle circostanze più adatte. Solo in questo modo la lotta interiore tra i nostri due lupi cesserà".

Commenti

  1. Ho ascoltato l'intervista con molto interesse, avendo già letto il libro che mi aveva fornito molteplici spunti di riflessione, sia di crescita personale sia per meglio affrontare il difficile ruolo di genitore. È un gran piacere ascoltare, oltreché leggere, il dottor Cisternino. Il suo linguaggio è molto chiaro e accessibile anche ai non addetti ai lavori. Grazie!

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    1. Grazie mille Loredana, essendo un OPP TALK aperto a tutti/e era importante non usare un linguaggio tecnico comprensibile solo ai colleghi psicologi e psicoterapeuti. Mi fa piacere sapere di esser stato chiaro. Grazie per il feedback!!!

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  2. Ho letto il libro con molto interesse e seppur non sono del settore perché faccio tutt'altro mestiere, sono riuscita a comprendere i meccanismi spiegati al suo interno. Certo, si fanno riferimenti a ricerche condotte da persone mai sentite dalla sottoscritta, ma nel suo insieme è abbastanza semplice il suo utilizzo (il metodo spiegato). Inoltre nella seconda parte troviamo disegni e diagrammi che aiutano ancor di più il lettore nel percorso di apprendimento dell'Analisi Comportamentale.
    Complimenti pertanto al Dr. Cisternino per il bel volume. Sono più che certa che aiuterà molti psicologi con questa nuova tecnica ad esplorare il mondo interiore del bambino.

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    1. Gentilissima Dora, La ringrazio per il commento e per i complimenti. Una volta pubblicato il libro appartiene alle/ai lettrici/lettori che lo riscrivono con i loro vissuti e le loro opinioni: sono contento che il linguaggio del testo risulti comprensibile anche ai non addetti ai lavori.

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